...è una canzone della Banda Bassotti rielaborazione di un canto partigiano che a sua volta è una mezza traduzione di Katiusha canto popolare russo poi ripreso dall'Armata Rossa: alcuni slavi e mio padre si ritrovarono in tristi circostanze insieme negli anni '43-45.Mia madre era una pre-adolescente in quell'epoca così visse fatti leggermente meno drammatici ma le dediche vanno anche a lei. Per onore della mia età anagrafica tengo anche a precisare che i miei genitori si sposarono tardi per quell'epoca.
2 Febbraio 2012 GLI IMI
Un 85enne di sciacca, deportato in germania dopo l'armistizio dell'8 settembre, ha denunciato la repubblica federale tedesca. Ai magistrati di sciacca chiede il riconoscimento da parte della germania di un risarcimento per i due anni da lui passati sotto la prigionia nazista. Si chiama Liberato Maietta, è di Sciacca, ha 85 anni, e ha deciso con una determinazione di citare in giudizio la Repubblica Federale Tedesca alla quale ha chiesto un risarcimento economico. Lo ha fatto affidandosi all'avvocato saccense Giuseppe Segreto. Il relativo procedimento davanti il Tribunale di Sciacca è già cominciato con la convocazione di alcuni testi che saranno uditi nei prossimi giorni.( La notizia è del 2010, il risarcimento non è mai stato riconosciuto)
Il signor Maietta è un arzillo giovanotto che, soldato nel 1943, dopo l'armistizio dell'8 settembre tra l'Italia e gli alleati, che pose fine alla folle alleanza Roma-Berlino, finì come tanti altri nella rete della ritorsione nazista. Deportato in un campo di lavori forzati in Germania, Maietta vi rimase la bellezza di due anni, fino a quando cioè con la fine del nazismo determinata dalla corazzata sovietica, ottenne la liberazione potendo tornare a casa.
I soldati italiani che dopo l'8 settembre non si dichiararono disposti a continuare a combattere dalla parte dei tedeschi - e furono la gran maggioranza - furono deportati in Germania, dove vennero internati in campi per prigionieri di guerra, registrati dagli uffici per la manodopera e dislocati in posti di lavoro. Il numero degli "IMI", i cosiddetti Internati Militari Italiani, in Germania nell'autunno del 1943 era di circa 370.000.
Il trattamento ricevuto da questo gruppo di lavoro nel "Reich" era caratterizzato soprattutto dal fatto che venivano considerati dei "traditori" e il cibo che ricevevano dalle autorità tedesche era particolarmente insufficiente. Gli italiani incontrarono però anche nella popolazione odio e desiderio di vendetta.
Dopo poche settimane molti degli italiani internati si trovavano in pessime condizioni. Da Krupp a Rheinhausen già nella primavera del 1944 circa un quarto degli Internati Militari Italiani era morto per denutrizione. La perdita di peso in media corrispondeva a 9 kg in tre mesi.Il numero di morti e ammalati degli internati italiani era, insieme a quello dei prigionieri di guerra sovietici, il più alto tra i diciannove gruppi di diversa nazionalità nelle mani della Wehrmacht.
Dopo aver ricevuto l'approvazione di Hitler, gli internati italiani furono privati, nel luglio del 1944, secondo il modello dei prigionieri polacchi, dello status di prigionieri di guerra. Prima dovevano firmare che si dichiaravano pronti "a lavorare in Germania, alle condizioni valide per la forza lavoro assunta in Italia, fino alla fine della guerra". In seguito furono registrati come lavoratori coatti civili, trasportati dai campi per prigionieri di guerra nei campi di lavoro e sorvegliati da forze civili.
Il regime nazista violò, in modi diversi, le norme del diritto internazionale nei confronti delle persone che caddero nelle sue mani nei territori occupati. Questo riguardò l'impiego di prigionieri di guerra per la produzione d'armamenti, la deportazione di civili per il lavoro forzato, l'assassinio dei prigionieri di guerra lasciandoli morire di fame e molto altro.
Secondo gli accordi internazionali, il risarcimento per l'impiego di prigionieri di guerra nel lavoro forzato non deve essere risarcito. Il fabbisogno per un eventuale risarcimento di tutti i prigionieri sarebbe ammontato ad oltre di 5 miliardi di euro. Forse un po' troppi per uno stato ancorché florido come la Germania. Ed è evidente come, in queste immagini, la cancelliera Angela Merkel sembri voler dire: “soldi non ce n'è”. Ma la causa è in corso. E non è detto che non ci saranno sorprese.
Internati Militari Italiani forum:"... Gli altri vennero considerati “prigionieri di guerra”. In seguito cambiarono status divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie della Convenzione di Ginevra), ed infine, dall’autunno del 1944 alla fine della guerra, “lavoratori civili”, in modo da essere sottoposti a lavori pesanti senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.
Fonti sciaccaonline.it
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